Dallo scorso 27 marzo è in rotazione radiofonica “SAKÈ”, il nuovo singolo di Pietro Milella, in arte CINCILLA. Il brano è disponibile su tutte le piattaforme digitali e sui digital stores. Ecco la nostra intervista!
Ciao Cincilla. “Sakè” è stata scritta quando ti sei accorto di “fare fatica a capire ciò che ti circondava.” È stato facile mettere nero su bianco questa tua sensazione in cui molte persone si ritrovano?
Ciao! Per nulla in realtà. A volte mettersi davanti ad uno specchio ed essere onesti con sé stessi può costare molto. Prima di scrivere Sakè ho passato parecchi giorni a pensare a questa cosa, senza in realtà avere l’intenzione di scriverci un pezzo. Ad un certo punto ho sentito l’esigenza di riassumere tutto quello che mi era girato in testa in quei giorni e in modo molto naturale è venuta fuori la canzone che in qualche modo mi ha permesso di “chiudere il cerchio”.
Un’altra protagonista di “Sakè” è senza dubbio Venezia, che ritroviamo nel videoclip. C’è un luogo o un angolo di questa città a cui sei più legato o che ha ispirato “Sakè”?
Anche se vivo a Bologna da due anni, Venezia continua ad essere la mia città. Per questo abbiamo girato proprio là il video di Sakè. In realtà sono attaccato a tutti i luoghi di Venezia dove accade il “quotidiano”, non la Basilica di San Marco, non il Ponte di Rialto, il Ponte dei Sospiri…sono luoghi splendidi ma nel mio cuore ci sono i posti dove sono cresciuto, dove mi trovo ancora con i miei amici quando torno; nascosti per chi non ci vive, ma noti a tutti i veneziani. Abbiamo seguito questa logica anche nel video girando nei luoghi che viviamo da sempre, spesso a pochi metri da casa mia.
Una particolarità del videoclip sono le riprese che partono in bianco e nero per poi passare progressivamente al colore. Come mai questa scelta?
Sakè all’inizio sembra una canzone molto malinconica, ma in realtà dà la speranza che siamo proprio noi a dare un senso a quello che ci circonda e siamo noi a far succedere le cose che desideriamo. Riassume un po’ quei giorni che citavo prima: ero sì malinconico all’inizio ma poi man mano che mi avvicinavo a questa consapevolezza mi sono sentito sempre meglio. Ho voluto rappresentare questa condizione anche dal punto di vista cromatico.
Nel tuo EP “Sogni in Saldo” (che uscirà a breve grazie anche alla collaborazione con Pablo Davilla) e nel tuo percorso musicale, ci sono artisti che hanno influenzato il tuo modo di scrivere o di fare musica?
Ho sempre ascoltato molto Britpop. Oasis, Stereophonics, Travis, Supergrass per esempio. È rimasto il genere che preferisco ma ascolto anche altro. Ultimamente sto ascoltando molto Childish Gambino. Ho sempre amato anche la musica elettronica, come per esempio Apparat/Moderat; poi cantando in italiano penso che abbia influito anche il cantautorato italiano. Quando scrivo tendo a spogliarmi di quello che ho ascoltato, non ci penso troppo, ma indubbiamente penso che le mie canzoni siano figlie anche della musica che amo.
Dopo l’EP, il prossimo passo, sono i live. Ci stai già pensando?
È parecchio frustante e a volte è meglio non pensarci. Il live è un momento particolarmente importante per un musicista e per le sue canzoni. Cantare in faccia alle persone e guardarle negli occhi ha un altro sapore. Ad oggi tutto questo non è programmabile e nemmeno ipotizzabile. Non sappiamo quando potremo riprendere quindi fino a quando la situazione non si risolverà o almeno non ci verrà detto quando potremo tornare a fare musica dal vivo, preferisco non pensarci.
Curiosità inevitabile: come mai il nome “Cincilla”?
Ahaha. Avevo le demo e dovevo salvarmele in privato su Soundcloud. Registrandomi non volevo usare il mio nome e cognome. In quel periodo avevo visto un gatto che mi piaceva e avevo scoperto che era un persiano Chinchilla. Cercandone altri su Google però appariva il Cincillà, che trovavo figo lo stesso. Allora proprio buttandola là, mi sono registrato come Cincilla, senza accento perché non mi piaceva. È rimasto Cincilla.
In merito alla situazione COVID19, come stai trascorrendo questi giorni di quarantena e quale sarà la prima cosa che farai, oltre tornare a casa dal tuo adorato Misha?
Eh sì, ricevo un sacco di sue foto, non mi pare però troppo a disagio, viziato a casa, come sempre d’altronde. In questi giorni sono chiuso in casa a Bologna, mi sento spesso con i miei amici, mai fatte tante videochiamate come in questo periodo. Poi cerco di distrarmi il più possibile…serie tv, libri e un sacco di musica. Ne sto ascoltando molta e ho scritto qualche pezzo. In attesa che questo incubo finisca, anche se si tratta di una ferita che si rimarginerà, ma il segno resterà. Nel bene e nel male.